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Distratti a tempo pieno (3./3)

Dibattito a cura di Michela Daghini, in conduzione Isabella Visetti

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Arriva in libreria nei prossimi giorni il nuovo libro di Fabio Merlini. Si intitola Ritornare in sé. L’interiorità smarrita e l’infinita distrazione, e lo pubblica Aragno. Il filosofo si interroga sulla nostra società, in cui siamo costantemente distratti e alle prese con strumenti lavorativi e comunicativi che incoraggiano questo processo, allontanandoci da noi stessi. Non siamo più in grado di goderci un film lento, un momento di pausa, di silenzio, un tramonto, e anche per strada non smettiamo di controllare notifiche, messaggi, e e-mail. E poi giornate lavorative che non conoscono orari, sempre iperconnessi e disponibili su piattaforme e social. Tutto concorre a una vita dispersiva e frenetica, poco attenta all’ascolto dei nostri reali bisogni, a volte con una sensazione di smarrimento. Sembra che in molti, a livello globale, stiano ripensando il proprio tempo, e l’equilibrio fra lavoro e vita privata. Con la pandemia, ci dice il Financial Times, 4,5 milioni di americani hanno dato le dimissioni, e non è un fenomeno solo americano. Secondo un sondaggio Microsoft, riporta sempre il FT, il 41% della forza lavoro globale sta valutando la possibilità di fare lo stesso. I motivi vanno dal burnout digitale alla sensazione di isolamento, insoddisfazione e solitudine. In Europa la situazione è in parte diversa, ma per Fabio Merlini, i nostri stili di vita rischiano di farci mancare quell’appuntamento con noi stessi, con i nostri sentimenti, i nostri sogni, con ciò che siamo e che desideriamo davvero e che ci fa sentire vivi.
Ne parliamo con il filosofo Fabio Merlini e l’economista Christian Marazzi