Giovanni Pascoli, Maria Grazia Calandrone
IL FANCIULLO - UN ALTRO MONDO, LO STESSO MONDO
Umberto Saba diffidava del Pascoli del Fanciullino. E questo, ha spiegato Andrea Zanzotto, malgrado anche a lui appartenesse il mito dell’infanzia: ma troppo bambino, solo bambino Pascoli; laddove il luogo della poesia è quello di una consustanziazione del bambino meravigliato e dell’adulto consapevole. Modello di quest’uomo-bambino, secondo Saba, Dante. “Scorciatoia” proditoria. Eppure, aggiungeva Zanzotto, Dante si è trovato nella condizione unica di creare una lingua, e con essa un mondo. L’«inizio di un nuovo tempo, di una nuova nazione»: che fuoriesce dalla sua opera col «piacere del principio», per dirla sempre con Zanzotto, di un uovo che si schiude. Per questo alla teoria del «cominciamento» che è la Vita Nova si salda la letterale in-fanzia degli ultimi canti del Paradiso (dove il poeta si paragona a «un fante / che bagni ancor la lingua a la mammella»). Quella «che più non si sa», ha sostenuto Giorgio Agamben in pagine classiche, è una lingua del «puro voler dire», antecedente alla sua dimensione semantica. Questa «lingua morta», «individuale e artificiosamente costruita», è la maggiore eredità consegnataci da Pascoli. E allora non è un caso che qui, insieme a lui, Maria Grazia Calandrone convochi proprio Dante (e Pasolini, e Caproni, sino ad Antonella Anedda e Guido Mazzoni). A una poesia per adulti, che oggi si rivendica, sin dall’inizio lei ha contrapposto una poesia adulta che si rivolge alla nostra infanzia perenne, al nostro «luminoso stupore». Andrea Cortellessa.
- 978-88-8419-947-8
- 2019
- €15.00
Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna 1855-Bologna 1912). Sorta da un trauma d’infanzia mai del tutto elaborato, e da un’interminabile teoria di lutti a seguire, la sua poesia è il punto d’incontro visionario, e proverbialmente instabile, dei due secoli in cui visse (dal cosmo infrasottile di Myricæ si giunge a una poematica epica e cosmogonica, dal socialismo giovanile all’imperialismo della Grande proletaria si è mossa). Ma oltre a quello della poesia italiana, topicamente, egli operò su altri due “tavoli”: quello della «poesia in lingua morta», cioè in latino, e quello di una produzione critica torrenziale quanto, spesso, acuta. Il saggio Il fanciullino venne pubblicato sulla rivista «Il Marzocco» nel 1897, e sei anni dopo Pascoli lo raccolse nel volume Miei pensieri di varia umanità. Si cita, qui, dall’edizione delle Prose a cura di Augusto Vicinelli, 1952.
Maria Grazia Calandrone poetessa, autrice e conduttrice Rai, e regista di reportage pubblicati da «Corriere TV». Tiene laboratori di poesia in scuole pubbliche e carceri. Premi Montale, Pasolini, Dessì e Napoli per la poesia. Ultimi libri Serie fossile (2015), Gli Scomparsi-storie da «Chi l’ha visto?» (2016), Il bene morale (2017), Fossils (2018). Porta in scena il videoconcerto Corpo reale. Ha curato un’antologia di poesie di Nella Nobili (2018) e la rubrica «Cantiere Poesia» per «Poesia» di Crocetti. Insieme ad Andrea Cortellessa e Laura Pugno cura per questa casa editrice la collana «i domani».